Il Monte Etna e le sue eruzioni vulcaniche
L’Etna e la sua attività vulcanica
L’Etna è uno dei pochissimi vulcani attivi al mondo che, nonostante la sua costante attività, risulta essere sempre (o quasi) accessibile ai turisti. A differenza del vulcano Stromboli, che ha un’attività costante ed ininterrotta all’incirca dall’epoca romana, e il Vesuvio, che alterna periodi di quiescenza – che vanno dai 3 ai 7 anni – a periodi in cui emette solamente piccole eruzioni di cenere, l’Etna è costantemente sovrastata da un pennacchio di fumo. Entra in fase di eruzione in periodi abbastanza ravvicinati tra di loro con un primo periodo di degassamento ed emissione di sabbia vulcanica, seguita da una fase di fuoriuscita di lava abbastanza fluida.
Negli ultimi anni l’area sommitale dell’Etna tende a trasformarsi di continuo con ben cinque crateri in continua attività; il Cratere di Sud-est, il Nuovo Cratere di Sud-est, la Bocca Nuova, la Voragine e il Cratere di Nord-est. Il Cratere considerato il ”più giovane” è il Nuovo Cratere di Sud-Est, formatosi nel 2007, che negli ultimi 13 anni di attività ha avuto parecchie eruzioni e parossismi.
Eruzione Etna 16 Febbraio 2021: l’inizio di un’intensa attività parossistica
A partire dalle ore 8,40 circa del 16 Febbraio del 2021, l’Etna si è resa protagonista di una spettacolare attività vulcanica che ha fatto decisamente parlare di sé in tutto il mondo. Questa vivace attività vulcanica ha inevitabilmente attirato l’attenzione degli addetti ai lavori, e ci si è chiesto come mai tanta energia in intervalli di tempo così ridotti tra un evento e l’altro?
Va senza dubbio specificato che questa fase di aumento dell’attività vulcanica dell’Etna risale a vent’anni fa, dal 2000-2001, con eruzioni più esplosive che si differenziano da quelle precedenti, che erano invece più effusive. Quindi da circa 20 anni il vulcano siciliano si trova in una fase dinamicamente più esplosiva, ma solo recentemente le eruzioni si stanno susseguendo molto più rapidamente.
Ma quale sarebbe il motivo?
Il magma che fuoriesce sotto forma di lava dai crateri sommitali dell’Etna ha origine in profondità, a circa 30 km, in una zona della Terra allo stato fluido sulla quale galleggiano la crosta continentale e quella oceanica chiamata Mantello. Il Mantello è il serbatoio di tutto il magma dei vulcani presenti al mondo. I magmi però presentano delle caratteristiche chimico-fisiche diverse, e da queste caratteristiche dipende anche il tipo di eruzione.
Quando il magma del mantello risale attraverso la crosta può anche avvenire che rimanga intrappolato per un periodo prima di riuscire a raggiungere la superficie, ed è in questo periodo, che può variare da pochi giorni fino a molti anni, che il magma cambia la sua composizione chimico-fisica a causa dell’interazione con la roccia della crosta con cui viene a contatto, e così, arricchendosi o impoverendosi di gas, arriva ad avere connotati fisici e chimici diversi da quelli che aveva quando era ancora all’interno del Mantello.
Gli studiosi, analizzando le lave delle recenti eruzioni dell’Etna hanno scoperto che la loro composizione è primitiva, ciò significa che le lave si sono diversificate molto poco rispetto ai magmi originari del mantello. Ciò significa che il magma del mantello, in questo momento del ciclo vitale dell’Etna, riesce ad entrare molto facilmente nel sistema di alimentazione profondo e altrettanto facilmente riesce a migrare verso la superficie, sostando per poco tempo nella crosta.
Essendo quindi un percorso privo di interruzioni e con un condotto più ampio, spiegherebbe il perché di tempi così ravvicinati tra un’eruzione e l’altra. L’elevata esplosività degli eventi sarebbe invece legata a due fattori, il primo riguarda un alto contenuto di acqua dei magmi, mentre il secondo è legato all’alta velocità di risalita che non darebbe modo ai gas disciolti nel magma di disperdersi raggiungendo la superficie con un alto potenziale esplosivo.
Ricerche e studi
I ricercatori dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia hanno recentemente fatto un’interessante scoperta riguardo il meccanismo delle eruzioni pubblicando lo studio intitolato “Flank sliding: A valve and a sentinel for paroxysmal eruptions and magma ascent at Mount Etna, Italy“ sulla rivista specializzata statunitense GeoScienceWorld. Le eruzioni dell’Etna, sarebbero addirittura favorite dal progressivo scivolamento del fianco orientale del vulcano verso l’area ionica che potrebbe essere alla base dell’allargamento del condotto delle bocche vulcaniche.
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